Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l'inutil tempo che si perde a giuoco,
e l'ozio lungo d'uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
i vani desideri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.

(Orlando Furioso, XXXIV, 75)

Che fine fanno le cose che incessantemente perdiamo? Che influenza continuano ad avere sulle nostre scelte, sui nostri comportamenti? Che traccia rimane dei nostri desideri più intimi e profondi?

Si tratta di una delle tematiche principali dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, in particolare presente nel passo relativo al viaggio di Astolfo sulla Luna.

Il valoroso paladino Orlando è innamorato della bellissima Angelica. Tuttavia la fanciulla è contesa da tanti altri cavalieri e, nel momento in cui fugge con Medoro, esplode la pazzia dell’eroe che perde letteralmente il senno. Orlando è sottratto dal suo stesso furore al suo dovere di combattente. Così un altro paladino, Astolfo, viene incaricato da Dio di recarsi sulla Luna per recuperare il senno smarrito di Orlando. Proprio qui, infatti, si radunano tutte le cose che si perdono sulla Terra, essendo il suo doppio speculare. L’unica cosa che l’uomo mai perde e che quindi non può trovarsi sulla Luna, è la follia. Quest’ultima è quindi reperibile, in abbondanza, solo sulla Terra. Accompagnato da San Giovanni Evangelista, Astolfo porta a compimento la missione che gli è stata affidata.

Nel momento in cui Astolfo si trova sulla Luna, dinanzi a lui si dispiega uno scenario sensazionale. Nel vallone delle cose perdute si ritrovano gli oggetti, le situazioni, i desideri, le vane intraprese dell’uomo: ricchezze, fama, lacrime, amore, sogni irrealizzati.

Riflessione sulla vanitas, meditazione sul tempo che consuma e sulla fortuna che hanno sempre la meglio sulle ambizioni e sulle fatiche umani, il viaggio lunare del bizzarro Astolfo è un passo di una bellezza inarrivabile. All’origine di tutto per Ariosto c’è il venir meno della ragione e il ripetersi degli errori dell’uomo. Il viaggio di Astolfo è occasione per biasimare la persistente follia umana, che produce perdita di tempo e vane illusioni. Mutevoli e provvisori sono spesso i desideri terreni, ancorché accompagnati da imprese titaniche e fatiche sovrumane.

Il mio tentativo, la ragione e il senso di questo progetto, è quello di percorrere, come Astolfo, il “vallone delle cose perdute”, recuperandole ad uno sguardo fotografico che le faccia ri-nascere.

Vanitas vanitatum et omnia vanitas

(Qohélet o L’Ecclesiaste 1,2; 12,8)

Zone o delle cose interrotte e perdute

Invasi vani o delle cose perdute

Scarniti opifici o delle cose perdute